Percorso al di là della folla.
La proposta precedente potrebbe aver lasciato qualche perplessità o amarezza all’amico escursionista amante si del bello e delle rarità naturali, ma anche desideroso di trovare fra questi monti un po’ di quiete e un po’ di pace silenziosa.
Una cosa è certa: qui siamo in uno dei posti più decantati e turisticizzati del mondo; pretendere di restare soli a godere di cotanta bellezza è utopia, forse egoismo. Ma non è impossibile isolarsi, ma proprio isolarsi (seppure impensabile a prima vista) da questo mondo affollato, spesso irriverente, con le sue mille voci e i suoi diecimila colori… Il periplo «stretto» delle Tre Cime permetterà di vivere qualche ora a «stretto» contatto con le pareti dolomitiche dell’ardimento; fuori dai frastuoni e dalle genti; fuori anche dai canoni classici dell’escursionismo; fuori dai sentieri belli, ma talmente battuti da apparire levigati e lisci come un otto fio via anche dai segni colorati e dalle tabelle indicatrici; e via dagli onnipresenti sapientoni variopinti che ti indicano itinerari e cime mai esistite; via da tutto ciò!
Ma è possibile qui alle Tre Cime? Certo che è possibile. E (passato il primo momento di smarrimento dovuto agli slalom da farsi fra le auto nel parcheggio dell’«Auronzo») anche bello. E «diverso». E molto avventuroso; a contatto diretto con la storia dell’alpinismo acrobatico. Quello che ha visto (e vede) l’uomo scalare la «pelle» gialla delle Tre Cime di Lavaredo, attaccandosi alle rughe ed alle protuberanze minime, sfidando il vuoto e l’immaginazione.
Italo Zandonella Callegher